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"Oh William!" di Elisabeth Strout. Recensione di Tiziana Viganò

Aggiornamento: 13 lug 2023


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Vorrei dire alcune cose sul mio primo marito, William. William ha avuto molte tristezze – è successo a tanti di noi, ma vorrei ricordarle lo stesso, lo sento quasi come un dovere; oggi William ha settantun anni. Il mio secondo marito, David, è morto l’anno scorso, e il dolore per lui mi ha fatto provare dolore anche per William. Il dolore è così – oh, fa sentire talmente soli; è questo che lo rende terribile secondo me. È come scivolare giù per la facciata di un lunghissimo palazzo di vetro mentre nessuno ti vede. Ma è di William che voglio parlare adesso.

Lucy Barton è la protagonista del terzo romanzo a lei dedicato da Elisabeth Strout - scrittrice statunitense, premio Pulitzer nel 2008, con la raccolta di racconti "Olive Kitteridge". In italia è stata tradotta e pubblicata da Einaudi con "Mi chiamo Lucy Barton" (2016) e "Tutto è possibile", (2018) .

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Lucy ha sessantatrè anni ed è una scrittrice di successo: in questo emozionante flusso di memorie racconta il suo rapporto passato e presente con William, il primo marito con cui ha oltrepassato il divorzio, un altro matrimonio di ciascuno, le "piccole miserie della vita coniugale"* ma anche le gioie. Dopo vent'anni si è instaurata un'intimità così profonda che l'uomo, settantun anni, una carriera di scienziato ormai alla fine, chiede sempre consiglio e aiuto a Lucy, indimenticata moglie che ha colmato le sue numerose incertezze.

Sempre Lucy è vicino a William in un momento delicato della sua vita, quando, lasciato all’improvviso dalla giovane terza moglie, vuole intraprendere un viaggio nel Maine, dove ha appena scoperto di avere una sorellastra.


Lucy è segnata dalle sue origini, che le hanno inculcato insicurezze profonde: viene da un luogo miserabile e sperduto, dove la povertà assoluta, l'isolamento sociale e culturale tocca anche i bianchi, un tabù che viene spesso ignorato perchè cozza contro il sogno americano. La mancanza d'amore, la violenza, lo squallore assoluto, la solitudine sono traumi indimenticabili, Lucy ha capito come poterli, almeno parzialmente, superare, ma rimangono in agguato, sotto la superficie.


Lucy adulta, donna di successo, si sente ancora invisibile come quando era piccola, inadeguata, incapace di essere all'altezza delle aspettative. 
Sono una che si sente invisibile – l’ho già detto – eppure in quella circostanza avevo la stranissima sensazione di essere contemporaneamente invisibile e dotata di un faretto sopra la testa il cui messaggio era: Questa ragazza non sa niente di niente.

Uno stile asciutto ed essenziale, che racconta con semplicità e finezza le emozioni che ricamano una vita intera: profonde o no, tragiche o positive, ma sempre in modo garbato. Episodi rievocati con malinconia, scanditi da tanti "OH!" dalle mille sfumature, da un'intensità sempre diversa, ma sempre forte. Dice la scrittrice "Mi interessano le persone, non la storia": ogni personaggio è una persona, quasi in carne e ossa. La vediamo.


Con pacatezza, con un tono sempre venato di malinconia come un Adagio o un Andante musicale, la Strout porta anche i lettori a riflettere sulle ferite del nostro passato, sugli eventi che hanno cambiato la nostra personalità e la nostra visione del mondo, sul nostro rapporto con gli altri, che rimangono sempre un mistero, come noi, del resto...
E poi ho pensato, Oh William! Ma quando penso Oh William!, non voglio dire anche Oh Lucy!? Non voglio dire Oh Tutti Quanti, Oh Ciascun Individuo di questo vasto mondo, visto che non ne conosciamo nessuno, a partire dai noi stessi? Tranne forse un pochino, un minimo sí. Però siamo tutti misteriose costellazioni di miti. Siamo tutti un mistero, ecco che cosa voglio dire. Potrebbe essere l’unica cosa al mondo che so per certo.


"Oh William!"

di Elisabeth Strout

genere: narrativa

Editore: 2022, Einaudi

pagine: 177



* "Le piccole miserie della vita coniugale" (1846) di H. de Balzac




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