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“L’uomo di Lugano” di Claudio Bollentini. Recensione di Tiziana Viganò


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Con L’uomo di Lugano,” Claudio Bollentini si misura con un thriller finanziario, in cui le dinamiche economiche si sovrappongono a quelle psicologiche e investigative. Il libro è un lavoro originale, frutto di riflessione e passione per la scrittura, ma anche di ricerca attenta, perché il libro si ispira a fatti realmente accaduti, anche se opportunamente celati e romanzati.


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A Vittore Ambrogio Motta, private banker, professionista in carriera, sta stretto l’ambiente di una piccola banca di provincia e così accetta l’incarico di direttore in un’importante società fiduciaria di Lugano, conscio delle insidie dell’ambiente, irto di trame in odore di criminalità e del rischio di venire strumentalizzato da individui ambigui o peggio, veri squali della finanza. È il 2001, un periodo difficile per la finanza svizzera.

“Nonostante l’impegno assiduo e l’attenzione costante a qualsiasi dettaglio, era consapevole di non avere sotto controllo la situazione, di vivere in balia di eventi e di persone che solo in parte conosceva, di contesti non sempre trasparenti e intelligibili, dai quali poteva aspettarsi di tutto da un momento all’altro”.

E infatti la morte del presidente della fiduciaria, seguito da altri apparenti suicidi, precipita il protagonista in una spirale da thriller, dove le molteplici vie da seguire sono quelle del denaro, ma in un ambiente internazionale misterioso e intricato, pericolosissimo. Motta vuole vederci chiaro, dapprima per capire le conseguenze di questi fatti sul suo futuro professionale...


L’ambientazione nel mondo della finanza ticinese regala alla narrazione un tono originale, lontano dai soliti scenari del giallo classico. In un contesto fatto di apparenza, dalla superficie lucida e perfetta che però nasconde un verminaio, l’autore intreccia indagini e riflessioni attorno al denaro, al potere e ai loro inevitabili retroscena.


La trama si muove con lentezza meditata, privilegiando la riflessione e la complessità dei temi trattati rispetto alla suspense ad effetto e ai colpi di scena: ciò che conta non è tanto l’azione quanto l’atmosfera e l’ambiguità dei personaggi. Un approccio interessante per chi cerca libri che vadano oltre l’intrattenimento, un lettore attento, disposto ad addentrarsi in una trama complessa e piena di tensione che si soffermi sulle ambiguità del potere e del denaro.


“Se qualche volta vedi saltare dalla finestra un banchiere svizzero, salta dopo di lui. Di sicuro c’è qualcosa da guadagnare” (Voltaire)



“L’uomo di Lugano”

di Claudio Bollentini

genere: thriller finanziario

editore: self, 2025

pagine: 114


Claudio Bollentini (Milano, 1963), divide la sua vita tra Varese e Novalesa in Piemonte, ha conseguito una laurea in Scienze Politiche con specializzazione in Relazioni Internazionali e un master in comunicazione istituzionale e politica, è un esperto di comunicazione reputazionale e crisis management, comunicazione istituzionale e politica, tecniche di influenza e di creazione di immagine. Negli ultimi anni ha dedicato ampio spazio ai new media sul web e ai social network creando blog, portali e giornali.All’inizio del 2018 ha interrotto la vita in trincea per prendersi un anno sabbatico da vivere nel silenzio e nel clima di meditazione della comunità benedettina della abbazia della Novalesa in Piemonte. Da quella esperienza è nato il primo libro “La Novalesa, nihil sub sole novum” (Macchione, 2019) e sono sorti una serie di stimoli che hanno dato vita, tra le altre operazioni, ad un ente del Terzo Settore dedicato allo sviluppo turistico e culturale di siti monastici da rigenerare e rilanciare. Grazie a questi spunti monastici e alla approfondita conoscenza della Valganna, nelle vicinanze di Varese, è nato l’interesse per lo studio della Badia di San Gemolo che lo ha portato a pubblicare “Anno 1313, Badia di San Gemolo a Ganna” (Macchione , 2023), “Il Doroteo. Storia e confidenze di un uomo di potere” (Amazon, 2023) e nel 2024, “L’amore mi è passato davanti. Una trilogia milanese.”


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